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Arresto In Calabria
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Arresto In Calabria – Il Torino I Carabinieri di Torino stanno conducendo un’operazione contro la ‘ndrangheta. Tra il capoluogo piemontese e Reggio Calabria sono stati effettuati in totale ventuno arresti. Allo specchio si trovano Adolfo e Aldo Cosimo Crea, fratelli che secondo gli inquirenti sono entrambi nella posizione di “padrino”. I reati sospettati includono associazioni criminali di stampo mafioso impegnate in cose come estorsioni, furti, traffico di droga e gestione di conti bancari nascosti.

Eseguite 41 perquisizioni domiciliari e sequestrati beni tra cui 7 unità immobiliari, 6 automezzi, 11 rapporti bancari, 2 cassette di sicurezza, 1 licenza commerciale, 2 società con 3 sedi operative.L’indagine, coordinata dalla Dda presso la Procura di Torino, ha evidenziato gravi atti intimidatori da parte dei fermati. Una vittima di estorsioni è stata avvertita che la prossima vittima “sarebbe stata sua” vedendo restituirgli la testa del vitello maciullato.

L’attuale operazione si chiama “Big boom” (il nome di un pub gestito dalla ‘ndrangheta), ed è emerso che gli incontri si tenevano nel retrobottega del bar (il “dehor”) nel quartiere San Paolo.Nel corso delle indagini, i detenuti sono stati seguiti dalla polizia e sottoposti a una serie di perquisizioni presso il bar “Big bang”, che si credeva fosse la base operativa del gruppo e dove i suoi “associati” si riunivano regolarmente.

La distribuzione dei fondi ricavati dalle attività economiche del gruppo da parte delle indagini è avvenuta nel cuore del Distretto Finanziario di San Paolo nelle ore diurne. Giocatori di giochi di dadi, imprenditori, artigiani e negozianti sono stati tra coloro a cui è stato rubato il denaro.Santo Mossucca, 49 anni; Antonio Lanzafame, 45 anni; Massimiliano Ungaro, 41 anni; Antonio Samà, 47 anni; Antonio Pedullà, 45 anni; Natale Genovese, 60 anni; Luigi Crea, 21 anni; Paolo Varsalona, ​​24 anni; Franco Spina, 49 anni; Mario Convertino, 51 anni; Gianluca Arcadi, 37

La Procura di Torino precisa che l’indagine è in corso da giugno 2014, utilizzando solo metodi tradizionali e senza l’assistenza di collaboratori del settore della giustizia. Nel 2011 la Procura italiana ei Carabinieri hanno sciolto un giro di narcotraffico gestito dai fratelli Adolfo e Aldo Cosimo Crea.

https://youtu.be/Y9x5eu7U-PA
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I fratelli sono stati inizialmente arrestati per resistenza all’arresto l’8 giugno durante l’operazione “Minotauro”, durante la quale gli investigatori hanno scoperto che i sospetti comunicavano tra loro utilizzando sia messaggi in codice noti come “pizzini” che segni di punteggiatura più convenzionali. Finora sono state intercettate oltre 263.000 chiamate.

In particolare, i due suddetti fratelli, considerati espressione di vertice nel capoluogo del ramo piemontese della “Ndrangheta reggina, entrambi con il grado di “padrino”, fanno notizia sin dalla loro scarcerazione a Voghera nel febbraio scorso. 2014 per Aldo Cosimo Crea e nel giugno 2015 per Adolfo Crea.

Le accuse affermano che la banda familiare è costantemente impegnata in un alto volume di attività nel traffico di sostanze stupefacenti, ma in particolare nelle esorbitanti quantità di denaro estratte da imprenditori, vittime dell’usura e persone con debiti di gioco nei casinò controllati dal ‘ ndrangheta. I profitti delle attività illegali sono stati utilizzati per ampliare la portata dei rapporti criminali e per fornire ai membri un tenore di vita confortevole che consentisse loro di ostentare l’influenza della mafia nel mondo esterno.

Una ventina di esponenti della ‘ndrangheta sono stati arrestati in città come Torino e Reggio Calabria e i metodi utilizzati per minacciare le vittime sono stati descritti come particolarmente raccapriccianti. Delle venti vittime identificate, nessuna ha tentato volontariamente di denunciare i fatti in questione. Una testa di leone impagliata è stata usata come arma di terrore dal gruppo.Inoltre, l’organizzazione criminale aveva accesso alle armi e, nel corso delle precedenti indagini, è stata sequestrata una scorta costante di tranquillanti per dimostrare l’efficacia del sodalizio.

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