

Chiesa Infortunio Oggi – Sale a 30 il bilancio delle vittime dell’esplosione alla chiesa copta di Mar Girgis a Tanta, e due persone sono state arrestate con l’accusa di coinvolgimento nell’attacco, come riportato da Al Arabya e dalla televisione di stato egiziana. È stato riferito che 71 persone sono rimaste ferite. Ciò si basa sulle informazioni dei funzionari egiziani. Il portavoce del governo ha riferito che il primo ministro Charif Ismail è attualmente in viaggio verso la scena dell’attacco. Il Primo Ministro ha già condannato l’attacco e ha promesso che l’Egitto continuerà i suoi sforzi per sradicare il terrorismo. Al momento dell’esplosione nella chiesa erano presenti circa 2.000 persone.
Un portavoce del governo egiziano ha twittato: “Il terrorismo colpisce ancora in Egitto, questa volta la domenica delle Palme”. Papa Francesco ha espresso la sua indignazione per gli eventi di Tanta e la sua solidarietà alla Chiesa copta. La Procura di Roma indaga sul crollo della cupola della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, nel centro storico della città, a pochi isolati dal Campidoglio. Dopo essersi accertata che tutti fossero al sicuro e aver recuperato eventuali opere d’arte dall’edificio, la Procura Addizionale Nunzia D’Elia ha disposto il sequestro completo dei locali. La Procura della Repubblica offrirà consulenza tecnica per ricostruire l’accaduto e determinare se esistono difetti di manutenzione nella Chiesa del quinto secolo.
Parallelamente alle indagini, l’Autorità archeologica di Roma ha avviato lo studio dei resoconti dei lavori realizzati nell’ultimo decennio, l’ultimo dei quali sarebbe avvenuto nel 2014. Mentre i vigili del fuoco monitorano la situazione, i tecnici della Soprintendenza sono al lavoro per recuperare i mobili dall’interno dell’edificio. Infine, Marco Ghimenti, comandante dei vigili del fuoco di Roma, resta cauto sulle cause del crollo “Sebbene sia ragionevole speculare sulle cause profonde del rollio, è bene procedere con cautela e non mettere tutte le uova in un unico paniere. C’è nessuna risposta che possa essere data con assoluta certezza come soluzione dell’evento”.
Ridere a spese delle chiese è divertente. Questa controversa affermazione fatta su Facebook dal collaboratore de ‘Il Giornale’ Massimiliano Parente ha acceso numerosi dibattiti. Tutto come nota a piè di pagina a una foto della guglia crollata di una chiesa scattata dopo il terremoto dei giorni scorsi. Alla luce dei numerosi insulti postati sotto l’immagine originale, è stata rimossa poco dopo, ma ciò non è bastato a cancellare la poco lusinghiera somiglianza dello scrittore, poiché esistevano ancora gli screenshot del post originale. Molti utenti hanno lasciato commenti incoraggiando altri a inviare lettere di protesta all’editore, Mondadori, nel tentativo di mettere a tacere l’autore. Al contrario, Parent non ha fornito alcuna spiegazione per il suo post originale o per la successiva rimozione. Alessandro Sallusti, caporedattore de Il Giornale, ha pesato sulla polemica poche ore dopo, twittando: «Con la chiese crolla un pezzo anche di noi – ha scritto – il mio amico Massimiliano Parente è addirittura precipitato negli abissi della stupidità.” Ricorda che papà ha scritto i libri “The World’s Greatest Artist After Hitler” e “The Inhuman”, o qualcosa del genere.
Le chiese sono aperte alla preghiera, ma a causa dell’epidemia di Coronavirus, i servizi della Santa Comunione sono stati celebrati senza fedeli fino alla scorsa domenica, 7 marzo. Lo ha deciso ieri la conferenza episcopale dell’Emilia Romagna, o Ceer, a Bologna. Una decisione raggiunta d’intesa con i vescovi della Lombardia e della Provincia ecclesiastica del Veneto, le tre regioni più colpite dall’epidemia di Covid-19. Tutti gli eventi parrocchiali, come sacramenti, feste e iniziative, sono stati cancellati fino all’8 marzo in conformità con un decreto del governo che vieta i grandi assembramenti di persone. Nonostante “il nostro desiderio più profondo era e rimane quello di favorire e sostenere la domanda dei fedeli partecipano all’eucaristia”, come si legge nella nota del Ceer, “ma alla luce delicata della situazione sanitaria e delle delle autorità competenti si è deciso di celebr Il giorno del venerdì svelerà ulteriori aggiornamenti, è vero che i credenti possono visitare le chiese in qualsiasi giorno della settimana per pregare, ma sono invitati ad astenersi dal farlo la domenica, quando il Si celebra l’Eucaristia.
Le università cattoliche chiudono le porte e distribuiscono i materiali dei corsi online; I volontari della Caritas tengono traccia degli ospiti che si recano nei loro rifugi ogni settimana e li incoraggiano a mangiare cibi sportivi; le chiese parrocchiali rinunciano al catechismo, ai sermoni e ai baci rituali di manufatti religiosi; I gruppi neocattolici evitano il vino d’uva; e i cristiani carismatici evitano l’alcol. Tutto questo mentre le chiese hanno visto la loro partecipazione al culto più bassa in oltre un decennio e nessun turista o fedele è visto nei templi, nei musei o in altri luoghi di culto.
La Chiesa cattolica italiana è attualmente in stato di guerra in quanto minacciata da aInfezione da coronavirus e, cosa più importante, lavora al fianco del governo italiano per prevenire lo scoppio di una pandemia che potrebbe portare al collasso delle infrastrutture sanitarie del Paese. In risposta al draconiano provvedimento del governo di chiudere scuole e università fino al successivo 15 marzo, il Consiglio Italiano per gli Ecclesiastici Ecclesiastici Ec Attualmente, il Vicariato Romano ha sospeso tutte le “attività pastorali non sacramentali rivolte a gruppi di fedeli”, comprese le lezioni di catechismo, corsi di preparazione al matrimonio, ritiri, pellegrinaggi e programmi di formazione alla fede dei giovani.
Alla luce delle imminenti attività pontificie, il Vaticano ha annunciato che sono ora allo studio “errori volti a prevenire la diffusione del Covid-19” che sarebbero attuati “in coordinamento con quelli adottati dalle autorità italiane”. e anche all’interno dei vertici della Cei, c’è stata incertezza su come gestire la crisi nelle ultime settimane per la mancanza di dati solidi che possano preannunciare un tale sviluppo. Conferenza episcopale italiana è emesso il 1° marzo misure restrittive che hanno decretato perlopiù svuotamento delle acquasantiere, la ricezione della Comunione sulla mano, l’omissione dello scambio di pace durante la messa o la sospensione stessa messa, dopLe indicazioni che si sono diffuse nelle regioni infette del nord Italia (ma non ovunque) sono state accolte con scetticismo nelle altre 220 diocesi del Paese. Di conseguenza, ogni vescovato ha agito da solo. Dirette, chiese aperte con banchi vuoti, sacerdoti che hanno condotto la cerimonia nonostante l’opposizione (e sono stati acclamati come eroi per i loro sforzi) e un flusso costante di chiamate che chiedevano in modo vario: “Tu lo scambio della pace l’hai fatto fare?” “ma hai capito cosa fare?” e “in parrocchia da te è cambiato qualcosa?”
Pertanto, stamattina la Chiesa cattolica italiana ha previsto restrizioni più stringenti alla luce di un decreto emanato ieri dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Tutte le messe nelle diocesi di Venezia, Lombardia ed Emilia sono state rinviate per la durata della settimana; tuttavia, nelle zone non a rischio, è lecito celebrare la Messa e promuovere i tempi di preghiera che caratterizzano il tempo di Quaresima, purché si attenga la dovuta attenzione a tutte le linee guida dell’attività pastorale ed educativa. Le suddette misure dovrebbero rimanere in vigore fino a domenica 8 marzo compreso. Ma la situazione è ancora in evoluzione e il timore in questo momento è che l’emergenza possa estendersi fino alla Pasqua, culmine del calendario cristiano, e infine annullare le festività. È improbabile che le cose tornino alla normalità prima dell’inizio della Settimana Santa, il 5 aprile (solennità delle Palme), che sarà osservata nelle chiese di tutto il mondo, a cominciare dalla Basilica di San Pietro con una processione e una messa presieduta finita da papa Francesco.
I vescovi italiani non nascondono la loro disapprovazione nel seguente documento: “Le misure adottate mettono in crisi le normali dinamiche relazionali e sociali”. “La Chiesa in Italia condivide il dolore e la sofferenza della nazione e sta adottando misure responsabili per fermare la diffusione del virus”, ha affermato il Vaticano. Fede, passione e pazienza sono intessute nel tessuto di queste comunità dal clero devoto e dai laici che le servono. Intanto dal Vicariato arriva un messaggio firmato dal segretario generale Pierangelo Pedretti che sospende fino al 15 marzo diverse attività parrocchiali pur consentendo le liturgie pasquali e natalizie, «purché il luogo di culto consenta il rispetto delle misure precauzionali ritenute fondamentali dalle autorità competenti, in particolare l’obbligo di mantenere almeno un metro di separazione tra i fedeli e l’altare”.
Per fare eco al decreto della Presidenza del Concistoro, “particolare attenzione” nella nota del Vicariato è riservata alle categorie più deboli. Per le persone anziane sole, si richiede che vengano incoraggiate iniziative di prossimità, quanto meno tramite contatto telefonico; per i malati di mente, è previsto che le visite siano effettuate «rispettando ancor più rigorosamente la condizione generale di carattere di cui sopra custodito (distanza minima e igiene), impiegando per quanto possibile le mascherine adeguate, e limitando le occasioni di interazione con gli stessi soggetti deboli nella gestione della salute mentale”. Allo stesso tempo, le diocesi sono esortate a “continuare a prestare servizi caritativi in coordinamento con la Caritas diocesana”. I centri di consulenza parrocchiale possono continuare a funzionare se riescono a trovare strutture idonee con metratura sufficiente e servizi igienici adeguati; in tali casi, si raccomanda di fissare appuntamenti con coloro che ricevono assistenza e che “apertura non discriminatoria” siano scoraggiate per evitare affollamenti indesiderati.
Gli stessi criteri devono essere utilizzati per l’apertura sia dei centri di distribuzione alimentare che dei Solidarity Store, prosegue la nota. A tal fine, vi chiediamo di dare priorità alla distribuzione degli aiuti alimentari al di fuori delle istituzioni parrocchiali. Si raccomanda inoltre che i centri di distribuzione di abbigliamento interrompano le loro attività, in particolare per quanto riguarda la raccolta di indumenti usati. Infine, le chiese che forniscono ricovero possono “proseguire senza problemi tale iniziativa cercando di promuovere l’affitto degli ospiti anche durante il giorno”, come recita la versione italiana dell’articolo.

