

Film Lacci Trama – Daniele Lucchetti adatta per il grande schermo il best seller di Domenico Starnone, Lacci, e il cast corale di Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno, Adriano Giannini e Linda Caridi dà vita alla storia. Il film Lacci ha aperto la luminosa 77a edizione della Mostra del Cinema di Venezia, un festival che ha segnato un faro di speranza nell’oscurità in cui è caduto il cinema nel periodo della pandemia dall’uscita del Covid – 19. Ma la domanda è se o meno il film stesso era all’altezza degli standard di un’operazione così alta.
Domenico Starnone, oltre a scrivere il romanzo, ha collaborato alla sceneggiatura del film Lacci con il regista Daniele Lucchetti (Il Portaborse, 1991; Momenti di Trascurabile felicità, 2019) e lo sceneggiatore Francesco Piccolo (Il Traditore, 2019). Tuttavia, nonostante l’encomiabile fedeltà narrativa al testo e l’eccellente interpretazione del cast, qualcosa si perde nella traduzione. Un cast che ha avuto la pesante responsabilità di sostituire gli A-listers internazionali che negli anni passati sono stati gli headliner dei film di apertura della Mostra del Cinema di Venezia.
Nei primi anni ’80 Aldo (Luigi Lo Cascio) e Vanda (Alba Rohrwacher) sono una giovane coppia che vive a Napoli. Hanno due figli, Anna e Sandro, e il loro matrimonio inizia a soffrire quando Aldo si innamora di Lidia, una giovane donna (Linda Caridi). Trent’anni dopo, Aldo (Silvio Orlando) e Vanda (Laura Morante) sono ancora sposati, I loro figli ormai adulti hanno lasciato la casa e la coppia si ritrova ad affrontare domande e rancori sepolti ma mai risolti per anni. La loro crisi ha lasciato profonde cicatrici sulla vita dei due genitori e dei loro due figli.
Lacci è un film sui legami familiari, di sangue e istituzionali; racconta la storia della tradizione non solo come un tipo di infedeltà nel matrimonio, ma anche come rancore, vergogna e vendetta. Dolore, paura e risentimento in varie relazioni possono manifestarsi in vari modi, ma lasciano tutti ferite profonde e provocano risposte a volte violente, a volte estreme.
Domenico Starnone racconta una storia profondamente personale e la inserisce in un contesto storicamente e socialmente preciso che incide fortemente sulla trama, nello specifico l’epoca caratterizzata dal profondo desiderio di un rapido cambiamento tra gli anni Sessanta e Settanta, senza perdere di vista l’andamento della storia, che è catturato magnificamente nella versione scritta del romanzo mentre Lacci riesce a catturare un’ampia gamma di sfumature. Il romanzo di Starnone, in particolare la prima sezione, riflette le correnti culturali prevalenti dell’epoca, che spingevano al cambiamento e al ribaltamento di stili di vita tradizionali come il matrimonio e la famiglia a favore di un approccio all’amore più individualistico e non tradizionale.
Il tradimento di Aldo con Lidia verso Vanda quindi si pone in quest’ottica e oltre che essere una semplice infedeltà coniugale, nel libro rappresenta proprio la contrapposizione di due tendenze opposte e inconciliabili: da una parte Vanda, legato nonostante tutto ai valori tradizionali della famiglia e del matrimonio e dall’altra Aldo che pur non volendo negare l’affetto nei confronti dei figli e della moglie si sente attratto da nuove forme di relazione, da legami, appunto, più liberi e individuali. La capacità dell’autore di evitare di prendere una posizione netta tra i due estremi è un punto di forza; dall’altro, tratta i suoi personaggi con un’onestà brutale, senza mai sottrarsi all’esporre i loro difetti e il danno che hanno causato con le loro azioni.
Lacci, il romanzo, è quindi un racconto intricato attorno a legami che quasi non lascia spazio all’ottimismo. Aldo e Vanda potrebbero avere entrambi ragione, ma in realtà hanno entrambi torto dal proprio punto di vista, e la soluzione al grande enigma del matrimonio, della famiglia e della responsabilità da un lato, e una libertà più indipendente ed emotiva. dall’altro, rimane senza risposta.
Mentre Starnone usa una storia personale nel romanzo per illustrare una crisi culturale e sociale, lui e il co-protagonista Lucchetti sembrano concentrarsi esclusivamente sulla storia stessa nel film Lacci, senza alcuna considerazione sulle relazioni tra i personaggi. Con così poco su cui fare affidamento, la storia diventa dipendente dalle capacità degli interpreti di riconquistare le montagne russe emotive dei protagonisti. Una tempesta furiosa che imperversa e infuria in maniera inquietante per tutta la prima parte del film con Alba Rohrwacher e Luigi Lo Cascio, poi si calma per un po’ con Laura Morante e Silvio Orlando ma poi infuria nuovamente nell’atto finale del film con Giovanna Mezzogiorno e Adriano I figli adulti di Giannini in un modo che porta la credulità al suo punto di rottura. Solo il personaggio di Linda Caridi sembra avere un senso e avere un ruolo chiaro nella storia sia a livello interpretativo che narrativo.
Mentre le superbe interpretazioni dell’intero cast meritano certamente lodi, il film è alla fine deluso dalla decisione di Lacci di ometterloquesto pezzo cruciale del contesto culturale, che trasforma la storia in un racconto generico di una tradizione mal gestita intrisa di colpa e risentimento. Non c’è niente con cui confrontare la capacità del romanzo di provocare un pensiero profondo.
Tratto dal romanzo di Domenico Starnone (alle cui opere sono stati adattati molti film e programmi televisivi), il film di Daniele Luchetti è ambientato nella Napoli degli anni ’80 e segue una giovane famiglia apparentemente felice: Aldo e Vanda hanno molto lavoro da fare prima di poterlo fare fornire un futuro sicuro ai loro due figli. Nonostante questo Aldo, che si divide tra Napoli e Roma per lavoro, si è innamorato di una giovane donna di nome Lidia.
Il film ripercorre lo sviluppo del rapporto di coppia dagli anni Ottanta ai giorni nostri, con tanti flashback che mirano a spiegare, da due prospettive, la maturazione di decisioni che riguardano tutti. Questo codice narrativo consente a “Lacci” di essere presentato come un thriller sentimentale, ma la sceneggiatura non riesce a trasmettere la stessa tensione della versione scritta (grazie in parte all’uso egregio della lingua inglese da parte di Starnone).

