

Maxi Arresto Calabria – Le indagini, guidate da tre distinti articoli investigativi e coordinate dal Procuratore Aggiuntivo, dott. Michele PRESTIPINO GIARRITTA e la Procura speciale. Autore: Giuseppe LOMBARDO e Dott. Stefano MUSOLINO, ci hanno permesso di confermare che l’inarrestabile ascesa dei due imprenditori nel panorama imprenditoriale reggino è stata favorita dai forti legami che intrattenevano con le famiglie mafiose Condello, Tegano e Libri.
Le ricerche dell’odiosa operazione, per lo più di natura economica e patrimoniale, hanno permesso di identificare un patrimonio di oltre 230 milioni di euro appartenuto alle famiglie di Pasquale RAPPOCCIO e Pietro SICLARI.Indagini economiche e patrimoniali hanno consentito di confermare una serie di cose, tra cui una discrepanza tra l’effettiva ricchezza del benefattore e la somma di denaro che gli eredi ei parenti del benefattore affermano di aver ricevuto grazie alla generosità del benefattore.
Imprenditore nel settore edile, immobiliare e ricettivo, Pietro SICLARI si trova ora agli arresti domiciliari a Reggio Calabria dopo essere stato oggetto di numerose detenzioni in carcere dal 1994.
Le indagini condotte nel corso di quasi due decenni hanno messo in luce il ruolo dei siclari nell’amministrazione dei progetti di opere pubbliche intorno alla città di Reggio Calabria in tandem con altre potenti famiglie di ‘ndrangheta.Alcuni rapporti finanziari in cui sono stati coinvolti i criminali condannati FRASCATI Demetrio e CARRIAGO Vincenzo, che sono legati al caso LIBRI, sono ancora riconducibili ai rapporti e agli interessi condivisi emersi durante il “Processo Olimpia”.
Più in particolare, numerose prove raccolte nel corso delle indagini hanno dimostrato in che misura il presunto ruolo imprenditoriale di SICLARI Pietro sia legato alla ‘ndrangheta, e soprattutto a fazioni famigerate come la cosca CONDELLO-TEGANO di Archi, Reggio Calabria, e la cosca LIBRI di Cannav, Reggio Calabria.
La SICLARI Pietro, infatti, è emersa come soggetto economico in grado di interagire trasversalmente con molte delle più potenti famiglie di ‘ndrangheta operanti nel territorio reggino nel corso delle indagini tecniche condotte dal locale Centro D.I.A. (operazione “Entourage”) nel novembre 2010.
Le indagini tecniche condotte dai Carabinieri dell’Esercito Italiano nell’ottobre 2011 (Operazione “Reggio Nord”) hanno prodotto un significativo atto d’accusa nei confronti della SICLARI, il principale imprenditore delle varie famiglie di ‘ndrangheta attive nel nord di Reggio Calabria, e riconducibile in particolare alla allora latitante CONDELLO Domenico.
Le indagini avevano anche messo in luce il losco coinvolgimento di SICLARI Pietro in una congiura immobiliare che permise al boss CONDELLO Domenico di subentrare nella gestione del rinomato locale “IL LIMONETO”, l’impresa commerciale del comprensorio reggino, attraverso l’uso di un testamento fraudolento.
RAPPOCCIO Pasquale, attualmente rinchiuso nella casa sicura del quartiere Palmi, è un altrettanto famoso magnate degli affari Reggae che si concentra sull’industria delle apparecchiature e delle forniture mediche. Tuttavia, ha anche investimenti significativi nei settori immobiliare, alberghiero, manifatturiero e sportivo.
Già presidente e titolare della squadra Reggiana di pallavolo femminile “MEDINEX”, che gareggia ai massimi livelli (A1), e membro dell’Associazione sociale della “Piero Viola”, organizzazione sportiva che vanta decenni di presenza nei vertici italiani basket league, il rappocchio è emerso a più riprese nel corso delle indagini condotte dalla locale Direzione Distrittuale Antimafia.
Più recentemente, il collaboratore del dipartimento di giustizia del MOIO Roberto aveva mostrato quale ruolo avesse assunto il Rappoccio individuando i sostenitori della lunga latitanza dei fratelli Tegano Pasquale e Giovanni e delineando la rete di appoggi logistici da cui entrambi avrebbero potuto trarre profitto.
Arrestato dai Carabinieri dell’Esercito Italiano durante l’operazione “Reggio Nord” per truffa ai beni aggravati commessa con modalità mafiose, il Rappoccio è stato indagato in molteplici procedimenti penali per furto, cattiva condotta d’ufficio e illecito reclusione di detenuti, ed è stato rinviato a giudizio per associazione a delinquere commettere reati, frode materiale e indottrinamento ideologico. Penna. no. 3434/2008 per aver effettuato donazioni a strutture ospedaliere pubbliche senza passare attraverso gli opportuni canali legali di approvazione e per aver applicato sistematicamente ricarichi eccessivi e ingiustificati al prezzo finale di acquisto dei beni.

