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Selvaggia Romana Prima E Dopo La Chirurgia
Selvaggia Romana Prima E Dopo La Chirurgia

Selvaggia Romana Prima E Dopo La Chirurgia – La storia della chirurgia dalle prime registrazioni registrate fino al 18° secolo è inclusa in questo arco di tempo. È un periodo di tempo che è stato scelto arbitrariamente secondo le divisioni canoniche della storiografia, e che è definito da tecniche che non sono né scientifiche né empiriche. Il dolore e l’infezione erano due grandi ostacoli alla pratica della chirurgia che furono superati solo a metà del diciannovesimo secolo.

Il Codice di Hammurabi, una raccolta di leggi scritte che risale al regno del monarca babilonese Hammurabi dal 1792 al 1750 a.C., contiene la prima prova documentata di pratiche chirurgiche nel mondo. Il codice, infatti, prescrive i prezzi per determinati servizi nonché le sanzioni per danni. Il più delle volte erano di natura monetaria, ma possono arrivare fino all’amputazione di una mano se il paziente è morto o è stato gravemente ferito.Al Louvre, il Codice di Hammurabi si trova sul retro della stele

La pratica chirurgica era fondamentale nell’antico Egitto. Nel papiro di Edwin Smith, che risale a circa 2000 anni prima di Cristo, c’è una descrizione accurata di alcune patologie, come ferite e ascessi cutanei, ma soprattutto una sorprendente classificazione delle fratture ossee, con le relative manifestazioni cliniche e trattamenti specifici per ciascuno… Anche se può essere giustificato dal fatto che il libro è parziale, non si fa menzione della trapanazione del cranio, procedura di cui gli egizi erano a conoscenza e che abitualmente eseguivano sul faraone quando questi morto.

Anche se dai ritrovamenti pervenutici si può desumere che questo intervento avesse un significato più rituale che chirurgico, esso fu eseguito con notevole abilità (offrendo ai demoni imprigionati nel corpo del faraone e responsabili della sua agonia la possibilità di trovando una via d’uscita attraverso il foro praticato nel cranio del faraone stesso).

Il culto del dio Asclepio, allievo del centauro Chirone, è la prova delle sfumature magico-religiose della medicina in Grecia. Dal 450 a.C. circa Ippocrate affermò che la malattia è causata da eventi ambientali e legati all’organismo piuttosto che da un’origine soprannaturale. Inoltre, Ippocrate è considerato il padre della medicina perché ha creato il concetto di diagnosi e prognosi.

Di conseguenza, non è in grado di stabilire una relazione causale tra l’evento morboso e la sua causa sottostante. Quindi, per spiegare la malattia, Ippocrate doveva attingere a idee filosofiche preesistenti e svilupparle in una teoria degli umori, secondo la quale la malattia era causata da uno squilibrio di questi umori. Ippocrate, invece, suggeriva solo l’uso di farmaci blandi che possono aiutare la natura a curare il paziente più di ogni altra cosa, così come le tecniche del clistere, del salasso e del vomito, necessarie per stanare gli umori in eccesso che sono causando il disturbo.

Selvaggia Romana Prima E Dopo La Chirurgia

Una forma di codice etico è stata anche sviluppata da Ippocrate, che si riflette nel giuramento di Ippocrate e che i medici sono ora obbligati a giurare non appena si diplomano. Il taglio della pietra (litotomia), un’operazione che è meglio lasciare ai chirurghi, era esplicitamente proibito da Ippocrate in questo testo.

Ricorda che all’epoca l’anestesia e le pratiche antisettiche erano sconosciute e potrebbero avere implicazioni disastrose per i pazienti. Questo spiega perché era così contrario alla chirurgia. Solo le persone più disperate hanno accettato di sottoporsi a una procedura invasiva, anche se il rischio di morte per dolore o malattia a seguito della procedura era piuttosto alto.

Nonostante queste enormi limitazioni, le tecniche chirurgiche sono avanzate al punto da poter essere utilizzate in modo efficace e la chirurgia dei traumi militari è diventata una parte importante della pratica medica. Per distinguerli dai dottori, che indossavano lunghe tuniche con top senza maniche, era un processo cruento, violento e agonizzante per coloro che lo sopportavano con paura.

Esculapio, dio il cui culto fu importato dalla Grecia nel 293 aC a seguito di un’epidemia di peste, era venerato anche a Roma in un tempio sull’isola Tiberina. Mentre i romani rispettavano i greci e gli alessandrini e li tenevano in grande stima, non amavano impegnarsi in alcune attività da soli, quindi affidavano agli schiavi l’educazione culturale e la salute dei loro figli. La maggior parte dei più grandi medici della Roma augustea proveniva dalla periferia. Almeno uno di loro, l’enciclopedista Aulo Cornelio Celso, vissuto nel I secolo e forse originario della Gallia, ci fornisce informazioni significative sui progressi chirurgici dell’epoca nel volume finale della sua opera De Medicina.

Questo trattato copre una vasta gamma di procedure, dalla chirurgia della cataratta alla tonsillectomia, dalla craniotomia all’incisione di ascessi, dalla litotomia al trattamento delle fratture e manovre ostetriche ancora più difficili. È chiaro che Celso ha una conoscenza approfondita dell’anatomia e dell’uso degli oppiacei per alleviare il dolore. Tra le sue numerose realizzazioni, fu il primo t.

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